Tratto da L'OSSERVATORE ROMANO:
Giustizia e la pace alla luce della "Caritas in veritate"
La responsabilità di essere fratelli
Pubblichiamo stralci della lectio magistralis del vescovo segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace tenuta in occasione del dies academicus presso la Scuola Superiore Internazionale di Scienze della Formazione, a Venezia-Mestre, sabato 10 aprile 2010.
di Mario Toso
La giustizia e la pace non si ottengono solo mettendo a disposizione di tutti beni materiali o opportunità di scelta, quanto piuttosto rendendo accessibile ciò che consente la realizzazione di una vita virtuosa, la "vita buona" di tutti i popoli, ossia il bene umano universale, che è il bene comune della famiglia umana. L´educazione non può ignorare questa verità basilare, perché la stessa giustizia e la stessa pace rimarrebbero prive della loro anima etica. L´odierno impegno a favore della giustizia e della pace spesso si avvale di etiche neoutilitaristiche e relativistiche, a causa di quelle dicotomie che la Caritas in veritate censisce con precisione e con lucida consapevolezza della posta in gioco. Al riguardo giova ricordare che il bene comune universale, la giustizia e la pace non possono affermarsi quando l´azione sociale è dominata e pervasa da orientamenti consumistici e nihilisti che inducono atteggiamenti e stili di vita egoistici e predatori. Proprio su questo fronte, la Caritas in veritate offre alla cultura odierna e alla responsabilità pedagogica un apporto sapienziale e umanistico decisivo. [...]
Secondo l´articolazione di uno schema culturale teo-antropocentrico, la politica e l´impegno per la giustizia e la pace sono orientati da una coscienza ove Dio è considerato come bene e fine ultimo; e l´unione del cuore e della mente con Dio è il criterio del vero ordine dei fini nell´azione costruttrice di una società giusta e pacifica e nell´azione formatrice delle coscienze. [...]